Il 28 Agosto Renato Soru, fondatore di Tiscali, ha annunciato in una conferenza stampa la sua intenzione di candidarsi alle prossime regionali.
Renato Soru vincerà le prossime elezioni in maniera schiacciante.
In una situazione di insofferenza e disagio sociale inaudito, un "figlio della Sardegna" affermato in tutto il mondo coccola le speranze e i sogni di tutti noi sardi parlando di riscatto, di futuro, di vita.
Ha parlato ai pastori, ai contadini, agli artigiani, agli studenti, a tutti, fino al più vecchio "pastore della barbagia".
Lo ha fatto da Sardo, senza scadere nel politichese, parlando chiaramente, schiettamente, interrompendo spesso il suo discorso con lunghi momenti di silenzio.
Ha detto ciò che noi sardi vogliamo sentirci dire da sempre: basta con la colonizzazione.
Basta con il "turismo da rapina", basta con la costa smeralda che vende "Sardegneria" (un negozio accanto allo Yacht club, così ha detto, ha questa insegna).
In tali "sardegnerie" si vendono prodotti d'artigianato spacciati per sardi ma che sono in realtà prodotti fuori dalla sardegna, un esempio a riguardo le "leppe" Pattada, prodotte in Lazio.
Il turismo come motore dell'artigianato, della agricoltura e della pastorizia sarde.
La Regione come istituzione capace di tutelare il popolo sardo, preservandolo dai furti d'oltremare.
Fa esempi concreti: il trifoglio, la cosidetta "erba medica".
I pastori sardi hanno coltivato quest'erba per millenni, la hanno migliorata, curata...è arrivato un australiano che in due giorni l'ha brevettata, ora è sua.
La giunta regionale attuale non è riuscita ad opporsi a questo furto.
Ha parlato dell'esigenza di valorizzare le risorse umane, il popolo sardo non è un popolo di camerieri.
Non siamo gli sguatteri di Moratti al Forte Village (ai dipendenti sardi è severamente vietato, ad esempio, instaurare rapporti con i clienti...sarebbe a dire: tu sardo non devi neanche sognarti di "concupire" la turista milanese)
Ha chiarito quanto "occorra spicciarsi".
Ha fatto a riguardo un'altro esempio: con 250 milioni di euro una delle innumerevoli imprese americane potrebbe comprarsi in blocco tutte le zone edificabili delle coste sarde: per portare a termine tale operazione occorrono due persone e due giorni di tempo.
"La terra non si vende", così un capo pellerossa rispose agli americani, forse l'esempio addotto da Soru è romanzato ma è ugualmente eloquente.
Non rispose così un pastore sardo quando vendette il suo appezzamento di terra nella costa smeralda.
Quando il magnate gli disse "ti darò un miliardo per le tue terre" lui stizzito rispose: "Un miliardo?...Io voglio almeno cento milioni!" (Il tutto è forse una leggenda, ma non è tanto improbabile)
Concludo con un dubbio e un augurio.
Il dubbio, è purtroppo un dovere intellettuale esprimerlo, e spero sia solo un dubbio, è che Soru abbia scientemente pronunciato queste parole in un intento demagogico, abbiamo già esperienza di imprenditori "unti dal signore" che, in cambio della terra promessa, ci hanno portato il disastro economico.
L'augurio è invece che Soru non si metta con "la sinistra" sarda, (ne tantomeno con la destra).
Faccia da solo, se commetterà l'errore di associarsi ai politici attuali non avrà nessuna possibilità di successo.
Tutto da capo, tutto dal principio, certi miserabili non vogliamo più vederli!
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