Un problema risolvibile.
I saggi cui si domanda che cos'è l'anima, rispondono che non ne sanno niente. E se si domanda loro che cosa è la materia, rispondono allo stesso modo.(Voltaire, Dizionario filosofico, Materia)

La convinzione che la soluzione alle problematiche della coscienza, uno dei grandi misteri irrisolti della scienza, sia solo una questione di tempo subordinata al crescere delle nostre conoscenze fisiologiche e neurofisiologiche è, per Dennett, come chiariremo, uno dei miti contemporanei più diffusi.
Dennett sostiene che la soluzione a tali problematiche sia già attualmente a portata di mano, l'obiettivo dell'opera Consciousness Explained (Dennett, 1991), il suo lavoro più importante, è dimostrare questo assunto.

Quando Dennett scrive Consciuosness Explained ha alle spalle oltre vent'anni di produzione filosofica.
In essa confluiscono le sue principali acquisizioni e, per la prima volta, egli offre una narrazione organica di esse inquadrando anzitutto, con una decisa sistematicità, ciò che nel corso dei vent'anni precedenti aveva espresso in una notevole mole di articoli, saggi e convegni.

L'idea che le problematiche della coscienza siano attualmente solubili, e che appunto l'impresa non sia prematura, fu già espressa da Dennett in diverse occasioni, ad esempio, nel saggio Julian Jaynes's Software Archeology (Dennett, 1998).

Many people say: "Some day, but not yet. This enterprise is all just premature." And others say: "Leave it to the philosophers (and look what a mess they make of it)." I want to suggest that it is not premature, that in fact there is no alternative but to start looking as hard as we can at consciousness first. If we don't look at consciousness and get clear about what the destination is, and instead try to work our way up by just thinking about how the brain is put together, we won't know where we are trying to get to from where we are and we will be hopelessly lost.(Dennett 1998, pag 123)

Questo ottimismo pone Dennett in una posizione peculariare: tale ottimismo è infatti decisamente poco diffuso.

- Non è diffuso in senso generale: la cultura occidentale circa la mente e la coscienza è satura di trascendenza.
La coscienza, secondo questa visione, sarebbe qualcosa di intimamente connesso alla divinità (L'anima è specchio della divinità., dono, soffio vitale da Dio infuso e concesso all'umanità).
In virtù di questa trascendenza la coscienza tende ad essere qualcosa di esistente ma incomprensibile o comprensibile soltanto per rivelazione e/o in una vita ultraterrena.

- Non è diffuso in ambito filosofico.
Questa trascendenza, la frattura tra materiale e immateriale, l'abbisso tra ciò che è corpo e ciò che è anima, materia e spirito, noumeno e fenomeno,res cogitans e res extensa, ente reale ed ente logico è profondamente radicata.(Uno degli obiettivi principali della critica di Dennett è costituito da questo tipo di posizione)

- Non è diffuso in ambito scientifico: la mente e la coscienza emergono dai cervelli, e non sono entità trascendenti, ma il meccanismo tramite il quale tale emersione ha luogo è totalmente oscuro.

- Non è diffuso in senso particolare, ovvero l'ambito al quale principalmente Dennett fa riferimento (e al quale noi dovremmo riferirci principalmente): la filosofia della mente statunitense nel dopoguerra, e, in particolare, i due decenni della sua maggiore attività, gli anni settanta e ottanta. (Possiamo considerare il pensiero di Dennett successivo alla pubblicazione di Consciousness Explained come la chiosa, e talora rettifica, della maturità al suo lavoro giovanile)

E' quindi per Dennett possibile spiegare la coscienza ed è possibile farlo abbandonando diversi miti e mitologie che su di essa imperversano, primo fra tutti la citata scissione materiale-immateriale,  il dualismo mente-corpo (in tutte le sue forme, mistiche e meno mistiche, antiche e moderne) l'errore categoriale (come lo definiva il suo maestro Gilbert Ryle) che fa della coscienza qualcosa di totalmente altro dalla fisicità.

La coscienza, i fenomeni mentali, sono spiegabili in termini fisici ed è possibile utilizzare nel loro studio i medesimi principi e le medesime leggi tramite le quali spieghiamo fenomeni quali la radioattività, la deriva dei contenti, la fotosintesi, la riproduzione, la nutrizione o la crescita.

[...] account for every mental phenomenon using the same physical principles, laws, and raw materials that suffice to explain radioactivity, continental drift, photosynthesis, reproduction, nutrition, and growth.[...] (Dennett 1991,  pag.33)

Di tali fenomeni è quindi possibile fornirne una dettagliata teoria empirica.

In Consciousness Explained I put forward a rather detailed empirical theory of consciousness. (Dennett 1998, pag. 131)

Vedremo ora in che maniera Dennett offrirà le sue soluzioni.

La nostra lettura seguirà uno schema elementare.
- Ci occuperemo anzitutto di ciò che in Dennett non è utile e proficuo (o è dannoso e controproducente) al fine di far luce sul problema della coscienza. (Capitolo 1)
- Tratteremo poi di ciò che in Dennett ha valenza positiva, o chiarificatrice, circa queste problematiche e discueteremo i suoi più importanti contributi. (Capitolo 2)
- Proseguiremo trattando del rapporto di Dennett e il dibattito sull'intelligenza articificiale, punta di diamante della attuale discussione sulla mente e la coscienza.(Capitolo 3)
- Concluderemo  presentando alcune delle nostre acquisizioni e approfondiremo tematiche che hanno per noi particolare rilevanza. (Capitolo 4)