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Sull'eresia

Priamo Moi
2008 03
Nel greco ellenistico - alessandrino la parola "airesis" significava scelta, opzione o inclinazione a proposito dell'interpretazione che poteva essere data a una teoria filosofica.
Per Cicerone il termine "haeresis" aveva il significato di scuola filosofica o per essere più precisi della dottrina in essa proposta. Nel latino curiale dei primi secoli del cristianesimo la parola stava ad indicare una setta tra le tante che si erano create o che si sarebbero potute manifestare in seno ad un credo religioso.

Se nel greco ellenistico e nel latino classico di Cicerone il termine non possedeva nessuna connotato dispregiativo, piano piano nella terminologia adoperata dalle gerarchie religiose dei primi secoli del cristianesimo il sostantivo eretico venne adoperato per indicare coloro che proponevano una teoria singolare e che con pertinace e presuntuosa volontà avversavano la "vera" dottrina, che poi si rivelava essere la verità dei potenti di turno.

Si realizzò così uno slittamento semantico che mise in uso significati quali: eterodosso, perciò falso e settario per passare alla definizione di eretico come miscredente, infedele o deviante per giungere e concludere con ateo.

Questa poliedrica mutazione di significato ci mostra come "la verità" sia sempre stata sottoposta al Potere, il quale riesce sempre a bollare (quando non fa di peggio) i suoi avversari adoperando termini che portano dietro connotazioni denigratorie.  Bisogna però tenere presente che i dogmi e le cosiddette verità non negoziabili, il Potere li ha potuti definire solo attraverso il confronto aspro con gli  eretici, i quali costituirono lo stimolo per realizzare l'elaborazione filosofica e teologica che condizionerà l'Occidente per i secoli a venire.

Inoltre a proposito del potere è da tenere presente che con Costantino e col Concilio di Nicea inizia il processo di simbiosi tra religione e politica, che vedrà il cristianesimo diventare sotto Teodosio (380 d.C.) l'unica "religio licita" mentre con Costantino essa era una delle tante possibili.
Subito dopo e nel corso di tutto il Medioevo avviene la sistemazione normativa e canonica del concetto di eresia, con la stesura di elenchi dettagliati di tutte quelle teorie e pratiche che dovevano essere considerate tali.

L'obbedienza al capo del Potere Vaticano era la prima degli elenchi, perché se solo si poneva in dubbio ciò. si era "ipso facto" eretici, inoltre c' erano norme spiccatamente politiche, infatti l'adesione al Ghibellinismo era una delle più gravi eresie. Resta da aggiungere che il Codice di Diritto canonico sanziona come eretici anche alcuni e ben precisi comportamenti del clero e delle gerarchie, quali la Simonia, le pratiche magiche e l'usura.

Per proseguire nel solco della narrazione è da ricordare che il primo nucleo del Codice di Diritto Canonico venne realizzato da un monaco camaldolese di nome Graziano che portò a termine un'opera dal titolo: Concordia Discordantium Canonum, detta anche Decretum Gratiani. L'autore che fu canonico e maestro a Bologna nel secolo XII, influenzò tutto il Diritto Vaticano e fornì una base solida al Canone.
Detto questo proviamo adesso a delineare il concetto di eresia così come emerge con gli Atti degli Apostoli e dalle lettere di Paolo di Tarso.
I Sadducei in atti 5,17 vengono così definiti: Exsurgens autem princeps sacerdotum et omnes qui cum illo erant (quae est heresis suddaceorum) repleti sunt zelo et iniecerunt eos incustodia pubblica

Pieni di gelosia, il sommo sacerdote e quelli che erano con lui, (del partito dei sadducei), li fecero condurre in prigione, questo arresto avvenne perché gli apostoli operavano guarigioni e miracoli.
Dieci paragrafi dopo in Atti 15,5 sono i farisei ad essere così definiti: <<Surrexerunt autem quidam de heresia phariseorum, qui crediderunt, dicentes: iquia oportet circumcidi eos, praecipere quoque servare legem Moysi.
 
Siamo a Gerusalemme, Paolo e Barnaba sono andati dai capi della comunità per dirimere la questione se fosse opportuno che i cristiani provenienti dal paganesimo dovessero essere circoncisi. Alcuni farisei che si erano convertiti al cristianesimo sostenevano che bisognava farlo (così come avevano detto quei cristiani provenienti dalla Giudea che arrivati ad Antiochia avevano ostacolato Paolo nella sua opera). I responsabili della comunità di Gerusalemme diedero ragione a Paolo. Lo stesso Paolo viene definito eretico dall'avvocato Tertullo, quando lo accusa di fronte al governatore Felice con queste parole:Invenimus hunc hominem pestiferum et concitatem seditiones in omnibus Iudaeis in universo orbe et auctorem seditionis sectae nazareorum. Questo in Atti 24,5. Nella sua difesa Paolo ammette di appartenere alla seta dei Nazarei , che i suoi accusatori definiscono eretica, ma di credere in tutto ciò che viene detto nella legge e nei Profeti. In altre parole sia gli ebrei che accusano Paolo, che lo stesso Apostolo delle Genti, non fanno altro che affermare a chiare lettere che il cristianesimo delle origini non è altro che una delle tante sette o eresie o deviazione della fede dei Padri, così come poco prima in Atti si mette in evidenza che i primi cristiani di Gerusalemme provenivano dalla heresia farisaica.
Per poter andare avanti riteniamo opportuno riportare la definizione di eretico che viene data dall' Index Biblicus Doctrinalis allegato alla versione Vaticana delle Sacre Scritture, essa è la seguente: homines qui aliquam singularem doctrinam sequuntur. Queste particolari dottrine sono così precisate: Dissenssiones pertinaciter retentae, quae verae  doctrinae adversantur.
Tornando a Paolo di Tarso possiamo trovare, nella prima lettera ai Corinzi al cap. 11 nel versetto 17 e seguenti, il suo parere sulle sette e sulle deviazioni che possono presentarsi in seno ad una comunità Nel prologo della stessa lettera chiede ai fratelli di mettersi d'accordo, di abbandonare le divisioni perché dice: Cristo non può essere diviso.

Inoltre la comunità è il Tempio di Dio e se qualcuno distrugge la comunità, Dio distruggerà lui. Queste sono parole forti, ma poi precisa: audio scissuras inter vos et ex parte credo, nam oportet et haereses esse, ut et qui probati sunt, manifesti fiant in vobis.
Questa considerazione viene formulata dopo che nel paragrafo 9, nel delineare i diritti ed i doveri di chi si dedica all'apostolato, ha riaffermato la sua libertà dicendo: Non sono forse libero io? ... Io sono libero non sono schiavo di nessuno, mi sono fatto schiavo per portare Cristo a molti.

In questo brano l'Apostolo delle genti - l'allievo del Rabbino Gamaliele - mostra tutta la sua capacità di vedere il problema per quello che è, riconoscendo l'importanza e la necessità delle varie opinioni affinché i migliori, quelli capaci di superare le prove siano riconosciuti, apprezzati e valorizzati.
Una breve riflessione personale emerge da queste citazioni. Paolo ci ricorda che essere "Cristiani" significa porsi in una condizione di "libertà", di aperta disponibilità alle novità che emergono dal presente e che potranno presentarsi nel futuro. Questa "libertà" non può essere confusa con l'arbitrio prevaricatore di coloro che vogliono impadronirsi della nostra coscienza e che ci trattano più da "pecore matte" che da esseri umani.

Nella coraggiosa e libera interpretazione della sua missione apostolica Paolo si oppose a tutte le chiusure "farisaiche" presenti nei Cristiani di Gerusalemme, legati ad una visione angusta della religiosità, lo stesso Pietro ne farà le spese quando con brutale chiarezza Paolo gli si oppose. Oggi più che mai è necessario combattere tutte quelle strutture che ci negano il nuovo e che soffocano l'eticità profonda dell'Uomo. Generalmente esse sono l'espressione di poteri, sedicenti religiosi che se venissero giudicati dai fatti così come gli alberi devono essere giustificati dai frutti, scopriremmo che quelle ideologie che pretendono ed hanno preteso di fissare in modo irrevocabile quella che deve essere la "buona concezione del mondo" hanno rischiato e rischiano di essere smentite dalla Storia, mostrandosi nella concretezza per niente Buone.

Nell'invocare i fatti, come canone che consente di capire quali sono le concezioni non dico "vere", ma perlomeno pertinenti ed attendibili, ci poniamo dentro un ginepraio difficile da percorrere.
Quando parliamo di eresie siano esse riferite al campo religioso o politico o morale, parliamo di posizioni che in un primo momento sono minoritarie e ciò che è più importante abbiamo a che fare più che con affermazioni fattuali, con dei miti esplicativi, con "metafore". Queste nel loro simbolismo oscuro e chiarificatore allo stesso tempo, sono dotate di una notevole ricchezza allusiva e conoscitiva, ma contemporaneamente possiedono la caratteristica di non poter essere ne dimostrate ne confutate  attraverso il ricorso ai "fatti" tipico delle procedure scientifiche. Se i "miti esplicativi" sono qualcosa di cui l'uomo non riesce a fare a meno in questo suo incessante tentativo di conoscere se stesso ed il mondo, allora è necessaria una prudente anche se coraggiosa apertura verso le varie ipotesi. Allo stesso tempo bisognerà giudicare sempre l'albero dai frutti concreti che esso da, senza aver paura di reciderlo se esso dovesse dispensarci frutti amari.
Torniamo adesso ai primi secoli della nostra era, vediamo che a partire da San Paolo la storia dell'Occidente è stata caratterizzata da un lotta asperrima tra le diverse concezioni che porterà a quella visione antropologica e teologica che condizionerà la civiltà europea fino ai giorni nostri. Il pensatore che contribuì in modo determinante alla formazione di questa concezione fu Agostino Vescovo d'Ippona.
Dalla sua polemica contro i Donatisti scaturì l' indicazione sul come dovevano essere trattati gli eretici. La sua posizione emergeva dall'interpretazione della parabola presente nell' evangelo di Luca nel paragrafo 14. Un uomo che aveva preparato una grande cena, manda il suo servo per avvisare gli invitati che tutto è pronto. Questi si scusano dicendo di non potersi recare al banchetto, chi perché ha preso moglie, chi perché ha comprato cinque gioghi di buoi, altri parche si è sposato da poco. Il servo riferisce al padrone ed il Vangelo prosegue dicendo:  Tunc iratus pater familias dixit servo suo. Exi cito in plateas, in vias et compelle intrare ut impleatur domus mea
Ordina al servo affinché costringa ciechi e zoppi ad entrare e partecipare al banchetto affinché la sua casa non resti vuota.
Nell'interpretare questa parabola il Vescovo d' Ippona si sentì autorizzato a trarre questa conclusione:
"Gli eretici devono essere costretti alla loro salvezza anche contro la loro volontà." Intendendo i ciechi e gli zoppi come "eretici" che devono essere obbligati a partecipare al banchetto anche se non vogliono, perché la casa del "Padre" non deve restare vuota. L'affermazione agostiniana entrò pari pari nel "Decretum Gratiani" e fornì per secoli la giustificazione per le inquisizioni, i roghi e le abiure estorte con la tortura o con la minaccia delle stessa.

Probabilmente il Vescovo d' Ippona doveva pur proporre un metodo efficace per combattere le masnade di "circoncellioni" agli ordini di Donato, Vescovo di Cartagine
Queste squadracce di integralisti mettevano a ferro e fuoco gli edifici di culto dei dissidenti e perseguitavano fisicamente gli avversari.
Dati i tempi Agostino qualche ragione doveva pur averla, vista la razza dei cristiani che si trovava a fronteggiare, ma da questo a continuare per secoli a costringere l'eretico ce ne corre. Erano questi i tempi e non si andava tanto per il sottile, quando il figlio di Monica era ancora vivo ed esercitava il suo ministero nel Nord Africa successe un fatto che ci può dare l'idea di come venivano trattate dalle gerarchie non solo gli ipotetici dissidenti, ma persino quelli che professavano la filosofia.

Ad Alessandria d' Egitto c'era una studiosa notissima nella sua città e non solo, nell'anno del Signore 415 questa donna insigne venne massacrata da una folla di "credenti" inferociti, sobillati da un gruppo di monaci e dal Vescovo Cirillo. Morì così a quarantacinque anni la figlia del filosofo Teone, la maestra del Vescovo Sinesio di Cirene che la stimava e l'onorava.
Ora non è che vogliamo dire che uno dei motivi della canonizzazione del Vescovo d'Alessandria sia stato questo massacro perpetrato su di una donna inerme, la cui unica colpa era quella di aderire al neoplatonismo, ma comunque il fatto ci fa pensare.
Circa trent'anni dopo nel 448 l'opera del filosofo neoplatonico Giamblico scritta cent'anni prima dal titolo "contro cristiani"venne colpita da anatema e pubblicamente bruciata e meno male che l'autore era già passato da parecchio a miglio vita, se no chi sa che succedeva.

La "damnatio memoriae" fu praticata dal potere lungo i secoli della travagliata storia dell'occidente, questo è uno dei tanti esempi, infatti questa opera di Giamblico venne ignorata dagli amanuensi e dobbiamo accontentarci di conoscerla esclusivamente attraverso le citazioni confutatorie dei polemisti che lo avversavano. Possiamo perciò dire che dopo Costantino ma molto più dopo Teodosio (380 d.C.) essere definiti eretici non era molto igienico. proprio perché i chierici erano il braccio religioso del potere politico e militare mentre quest'ultimo divenne il braccio secolare del Potere Vaticano con tutte le conseguenze del caso. Bisogna però aggiungere, per onorare il vero, che la struttura che noi chiamiamo Potere Vaticano non è sempre stata quel covo di conservatori protervi che alcuni vogliono far credere, essa si è rivelata capace di realizzare, in alcuni uomini di punte, rivoluzioni concettuali ed antropologiche di vasta portata.

La vita e l'opera di Tommaso dei Conti d'Aquino è paradigmatica. Dopo Agostino d' Ippona fu il neoplatonismo a fornire le strutture teoriche alla teologia medioevale, tanto che fino al XII secolo la filosofia aristotelica venne osteggiata in tutti i modi nelle scuole del periodo.
Lo stesso San Tommaso venne condannato sia dal Vescovo di Parigi che dall'Arcivescovo di Canterbury per il motivo che proponeva come aristotelico la teoria della "doppia verità".
Tale scomunica venne tolta in occasione della sua canonizzazione avvenuta cinquant'anni dopo. Passarono oltre sei secoli e nel 1879 Leone XIII nell'enciclica "Aeterni? Patris" raccomandò (praticamente impose) lo studio dell'opera di questo gigante del pensiero medioevale. Cosi Tommaso scomunicato in vita, divenne post mortem il "Dottore Angelico" del Cattolicesimo.

Una vicenda simile è stata vissuta da un pensatore  un po più vicino a noi. Antonio Rosmini. Serbati nacque e morì a Rovereto all'età do 58 anni nel 1855. Due sue opere dal titolo "Delle cinque piaghe della Chiesa" e "La costituzione secondo la giustizia sociale" vennero messe all' Indice, anche se nel 1854 Pio IX nominò una commissione che scagionò il Rosmini Serbati. Il Papa inoltre impose ai suoi avversari tra cui si distinguevano i gesuiti, il silenzio. Adesso il fondatore della congregazione detta "Istituto della Carità" è salito agli onori degli altari ed il suo pensiero viene fatto oggetto di accurate analisi. Lo stesso Papa Ratzinger parlando di Rosmini ha detto: "il suo  modo di coniugare fede e ragione è profondamente cristiano" Come si vede il passaggio dall'anatema agli altari non è cosa impossibile. Gli esempi potrebbero essere tanti, ma torniamo ai tempi attuali e cerchiamo di rispondere alla domanda cos'è l'eresia? Chi è l'eretico? Oggi parlano di eresia come negazione delle verità rivelate da Dio, le gerarchie di varie religioni in special modo di quelle monoteistiche.

Le svariate e numerose confessioni dell'ebraismo non fanno altro che accusarsi vicendevolmente di settarismo, così come è sempre successo e succede per il Cristianesimo e per l'Islam. Se la diatriba ed il contendere restassero dentro l'ambito teologico il danno sarebbe minimo, purtroppo la storia ci ha posto e ci pone di fronte al fatto che le reciproche scomuniche sfociano in dissidi fanatici ed in guerre fratricide. Le sterminate folle che credono ed hanno creduto nell' Unico Dio Clemente e Misericordioso, predicato dal Profeta Maometto, si sono combattute e si combattono tuttora con una foga terribile, le lotte tra Sunniti e Sciiti del passato e quelle attuali provano che così come non esiste un cristianesimo omogeneo non esiste nemmeno un Islam monolitico. Basti tenere presente che il cosiddetto "terrorismo islamico" ha ucciso ed uccide le sue vittime più tra i credenti del profeta che tra "gli infedeli". Il Cristianesimo è attualmente diviso ma fin dalle origini e stato frantumato in una moltitudine di "Chiese" l'una contro l'altra armate.
L'elenco potrebbe iniziare con gli ariani, con i monofisti e i monoteliti, per passare ai Donatisti combattuti da Agostino per continuare con gli Gnostici che costituirono il bersaglio delle polemiche di Ireneo di Lione, per arrivare a Lutero ed alla sua battaglia contro i papisti, a Calvino che vedeva nel potere Vaticano la Bestia dell'Apocalisse, per concludere con le terribili guerre di religione che hanno insanguinato la "Cristianissima Europa".

Fino ad oggi le sedicenti istituzioni religiose, specialmente convinte della loro ortodossia e di conseguenza escludenti più delle altre, non hanno fatto che martoriare questa povera umanità costretta a vivere sotto questo sole.
Ogni fazione sostiene ed ha sempre sostenuto che "fuori dalla Comunità non c'è salvezza" e allora dagli addosso all'eretico, al dissidente al diverso. Risultato di tutto ciò l'intolleranza più selvaggia con i papisti che bruciano Giordano Bruno e Sigismondo Arquer assieme a qualche altro, con Calvino che nella "Evangelica" Ginevra arde sul rogo, il medico spagnolo Michele Serveto, solo perché si era permesso di affermare l' Unicità del vero Dio e per questo accusato di Anti trinitarismo. Negli stessi anni gli ebrei non erano da meno e colpivano con lo "Herem" il filosofo Baruk Spinoza colpevole di voler adoperare la ragione nelle dispute teologiche.

Fatte queste premesse forse ha ragione Umberto Eco quando dice che si, la religione è "L'oppio dei popoli", viste le sue qualità narcotiche e quietiste, però a questa definizione bisognerebbe appaiare quell' altra che la vede capace di proprietà dirompenti e terrificanti simili a quelle del tritolo o dell'atomica. Alcune teologie sostengono che la storia umana è la sede delle epifanie del Divino, se ciò è vero allora possiamo capire quale razza di divinità guida le Istituzioni del Potere. Nonostante tutto noi però restiamo ottimisti perché sempre nella storia possiamo trovare qualche segno confortante.
Dobbiamo come al solito tirare in ballo il Vaticano perché nonostante tutto quanto detto, proprio da questo provengono indicazioni positive per quanto riguarda gli eretici e le eresie.
Il Concilio Vaticano II sotto la guida di Giovanni XXIII ha proposto sull'argomento una linea di condotta che alcuni tendono a non considerare. Questo Concilio rimarca la differenza e la distinzione da operare tra l'eretico e la dottrina considerata deviante. Il primo resta sempre un fratello che si è volontariamente separato, che non può essere colpito da anatema, ma che deve essere ricondotto nella retta via con l'esempio e la persuasione.
Si ripropone l'antica distinzione tra eresia ed "aereticos antropos", tra errore ed uomo che sbaglia, tra il male e l'uomo che momentaneamente lo opera. Il primo deve essere redento, ma senza costrizioni di alcun genere, il Male sempre condannato. Questo nostro ottimismo non verrà mai meno anche se ultimamente viene messo alla prova da azioni che la gerarchia sta portando avanti e che hanno come scopo la cancellazione degli indirizzi pastorali del Concilio Vaticano II.

Indubbiamente c'è un' oggettiva sofferenza del "popolo di Dio" di fronte a certi rudi comportamenti  delle Gerarchie, ma come cristiani e laici ci permettiamo di dire: "Non Prevalebunt"!
Gilberto Corbellini sostiene che: se la fluttuazione di spazio - tempo, in cui ci troviamo a vivere noi cittadini dell'occidente, è così ricca in senso materiale e morale, è perché la tradizione giudaico - cristiana, con l'aiuto delle scienze e della tecnologia, ha imparato a controllare le sue perverse ambizioni teocratiche ed assolutistiche scoprendo i vantaggi della democrazia.

L'opera scientifica di Darwin è forse la più importante conquista della storia umana perché ci ha dato (Corbellini dice "ci regala") gli strumenti grazie ai quali possiamo abbandonare il finalismo antropomorfico che è "asylum ignorantie" come lo chiamava Spinoza, e fonte di superstizione. Tutto ciò ci consente di tenere sotto controllo la bestia egocentrica e dogmatica che cova dentro ognuno di noi (Corbellini dice bestia religiosa)
L'autoinganno terribile - quello più carico di tragedie, quello che genere ed ha generato catastrofi lungo il mattatoio della Storia Umana - si realizza dentro l'animo di coloro che, con presuntuosa arroganza pretendono di conoscere le ragioni dell'Eterno. Questo sarebbe meno pericoloso perche  la ricerca delle ragioni del trascendente è un istinto che come direbbe Kant, è ineliminabile anche se dobbiamo fare di tutto per tenerci con i piedi per terra, nonostante siamo continuamente tentati da queste istanze metafisiche. Purtroppo c'è e c'è stato chi non riesce a tenere sotto controllo la bestia dogmatica ed egocentrica ed aggrava la situazione, pretendendo (e tante volte ci riescono), di interpretare ed imporre con modi terroristici ed inquisitoriali la presunta volontà di Dio, (del loro "Dio"). La nostra tradizione, nata dentro la temperie religiosa determinata dal monoteismo etico, è riuscita, attraverso lo sviluppo scientifico e le sollecitazioni dell'Illuminismo, a creare una società che tende verso la democrazia ed il pluralismo, che cerca di rispettare le molteplici opzioni etiche pur proponendone una propria basata su principi di tolleranza verso tutti e sulla uguaglianza degli uomini. Certo sono principi da realizzare, per tanta parte non ancora conseguiti, ma resta il fatto che l' Occidente, emerso dal pensiero giudaico ed ellenistico, dal Rinascimento e dall'Illuminismo, dalla Rivoluzione Scientifica e da quella Francese, li vuole realizzare ed agisce, per lo meno nelle sue componenti più evolute, per conseguirli.

Tutto ciò avviene perché nel tronco  del monoteismo etico è stata innestata la Scienza e le sue procedure di verifica e la tecnica da essa derivata con le sue immense capacità di addomesticare la natura. Tutto ciò avviene perche la "Bestia Religiosa" presente in certe Istituzioni (e nell'animo di ogni uomo) è stata messa sotto controllo da una Società improntata alla Democrazia e che attraverso le idee guida dell'uguaglianza e del rispetto riesce in parte a tenere a freno le dogmatiche e perverse tendenze teocratiche ed assolutistiche, che fino a poco tempo fa impedivano magari con la tortura ed il rogo, persino di parlare o scrivere di argomenti come questo.

"Laica, rispettosa ed incuriosita indifferenza verso le esteriorizzazioni della religione" Io direi :"Un Laico, rispettoso e curioso interesse verso il fenomeno religioso, sia nel suo aspetto teorico-culturale che su quello propriamente sociale ed economico, questo perché abbiamo ancora tanto da imparare dallo studio della religione ed anche dallo studio dei Poteri che la organizzano.
Che la strada travagliata che ha percorso l'Occidente sia quella giusta (o per lo meno quella che porta a minori sofferenze) è dimostrato dalla situazione di quelle società dove il monoteismo etico si è rivestito di oscurantismo oltranzista con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Non vogliamo adesso stendere il panegirico dell'Occidente e magari parlare, come qualcuno ha fatto, di superiorità tali o presunte nei confronti di altre civiltà. Sapiamo che talvolta bisognerà entrare in conflitto con questa "Democrazia incompiuta", con questo liberalismo carente di giustizia. Ci sarà sicuramente qualche "eretico" che ancora dovrà soffrire nel tentativo di correggerne i mali. Noi siamo ottimisti perché speriamo sempre in quei "Maestri" che nel loro non-conformismo vivono in anticipo sul loro tempo, rivolti verso un futuro da costruire in modo migliore rispetto al presente. Sono proprio questi "Maestri di eresia" che hanno salvato e continueranno a salvare l?Occidente, potranno ucciderli con la cicuta o potranno appenderli ad una croce, potranno bruciarli nei roghi, nei forni crematori, sono stati e saranno loro quelli che indicheranno all'uomo come ammansire e addomesticare le "molte bestie" che si annidano nel suo cuore.