Sostiene Franco Cardini che: "Leprevisioni relative al conflitto tra le culture si dominanoapprofondendo la consapevolezza della complementarità profondatra le stesse".
L'affermazione è condivisibile sotto molti aspetti e riguardatutte le culture, in special modo quelle attinenti i popoli che siaffacciano sul Mediterraneo.
Questo Mare, la cui storia è fatta da universalismi che si sono,allo stesso tempo, incontrati, in modo grandioso e pacifico, ma anchescontrati, in modo meschino e violento. I popoli che attorniano questo"Nostro Mediterraneo" hanno sperimentato e sperimentano ledifficoltà cruente dello stare assieme, ma anche laserietà ricca di frutti della pacifica convivenza.
In questi ultimi tempi lo scontro sembra aver dissolto lapossibilità di un futuro giusto e pacifico.
Il "Mediterraneo" sembra essere il luogo dove lo schema teorico -riguardante lo scontro tra le civiltà e le previsioni relativeal conflitto tra culture- si sia concretizzato. Secondo questasemplicistica visione il Nord dei paesi laici, civili, progrediti ecristiani, dovrà per forza di cose confliggere con un Sudislamico integralista, arretrato e incivile.
Lo studio della storia ci pone di fronte al fatto che se essa divide,con altro e tanta forza, ci offre esempi di possibili e realizzabiliunità. In altre parole da essa emerge talvolta il pesoinsopportabile delle divisioni, tal'altra essa costituisce unpatrimonio da cui prendere elementi per ricostruire l'unificanteconvivenza tra le molteplici diversità.
Riteniamo opportuna - anche per non dover cedere alla paura- un'azioneeducativa - che coinvolga la scuola in primo luogo ed anche tutti glialtri mezzi di persuasione di cui dispongono le nostre società-per mandare avanti una mentalità aperta al dialogo che convinca, i popoli Mediterranei di essere uomini che vivono nello stesso spaziostorico, culturale ed economico.
In altre parole sono da porre in evidenza le radici comuniaffinché la storia non sia un peso insopportabile, ma il luogodove l'uomo possa percorrere strade che lo portino su a "riveder lestelle".
La pratica pedagogica - che per forza di cose ha effetti sul lungoperiodo- deve accompagnarsi a scelte politiche ben precise che -qui ed ora- possono essere e devono essere mandate avanti.
Non si riesce a capire perché la Turchia - uno degli statipiù laici dell'area islamica- non venga accolto nell'Unioneeuropea. Uno spazio comune che garantisca il rispetto didiversità culturali obbligherebbe la Turchia - nell'ipotesi chela sua adesione venisse accettata- a diventare una democraziapluralista, rispettosa dei diritti degli uomini e delle donne.
Se questo non si fa il partito islamico fondamentalista - che inTurchia ha vinto le ultime elezioni - avrà garantite le prossime.
La storia, intesa in modo serio e critico, ci permette di intravederela Luce nelle tenebre e le tenebre nella Luce. Ottimista il mio indiceè puntato sempre verso la Luce, anche se le tenebre sono ad essacollegate.
Potremmo concludere ricordando che: non tutte le ombre stanno dallaparte di quella "Montagna immobile" che produce solo religione.
Ricordando anche che non tutte le Luci stanno dalla parte di unOccidente liberale che ha avuto tra i suoi padri Montesquieu, quelloche teorizzava la divisione e l'indipendenza tra potere legislativo,esecutivo e giudiziario. La democrazia liberale - vanto dell'Occidentee faticoso risultato emerso dal travaglio dello spirito nel mondo-potrebbe venire annullata e sostituita da un modus vivendi selvaggio,dove la suddivisione e l'indipendenza tra i poteri non ha piùsignificato.
C'è chi sostiene che lo "Stato di Diritto" e la "Democraziarappresentativa" sono dei miti in disarmo.
Se questo è vero possiamo notare che in Italia c'è chi siimpegna con determinazione - degna di migliori cause- a "demitizzare" esvuotare quelle che sono per noi le basi di un vivere democratico.
Le geremiadi del vecchio Papa a proposito del "Silenzio di Dio" ciricordano che sta succedendo quello che un grande filosofo paventavadicendo: "Gli dei della libertà stanno forse abbandonando lascena del mondo". Per essere sostituiti dai "demoni" dell'arbitrio edella protervia arrogante.
Nel nostro inguaribile ottimismo noi siamo convinti che i "demoni" nonprevarranno.
Non prevalebunt, ovvero dell'ottimismo
Priamo Moi
2003 06
2003 06